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NIGER

Il progetto europeo sul Niger ha il suo focus più che su istituzioni e cittadini sul territorio che oggi sempre più è visto come luogo di ritorno e ripartenza di coloro che fuggono dalla Libia. Il blocco sempre più impermeabile al movimento dei cittadini dalle coste africane a quelle europee e l’aggravamento delle condizioni dei centri di detenzione in Libia portano sempre più persone a ritornare in Niger come luogo sicuro prima di decidere come proseguire il proprio percorso migratorio. Altri tornano invece a Niamey in aereo da Tripoli con i voli dell’UNHCR che li contatta nelle prigioni libiche, li accoglie nella capitale nigerina e prepara per alcuni di loro il reinsediamento in Europa.

Il racconto del Niger che ascoltiamo in Italia non è quello che abbiamo visto in questi giorni. Lo spazio di libera circolazione è farraginoso, i confini sono presidiati da forze di polizia straniere, le persone evacuate dalla Libia partono a poche decine e altre neppure partiranno, chi fugge dalle prigioni non ha altra scelta che tornare nel proprio paese di origine, i finanziamenti dell’Unione Europea finiscono nei budget stellari di organizzazioni internazionali spesso legate alle Nazioni Unite.  L’interesse di Spazi Circolari è quello di verificare e studiare questi fenomeni da un punto di vista multidisciplinare, economico e antropologico, al fine di verificare il ruolo sempre più importante delle Organizzazioni interdisciplinari che sempre più si pongono come strumento necessario dei governi per le loro politiche di esternalizzazione.

Il programma Emergency Transit Mechanism e il reinsediamento dal Niger. Ricostruzione giuridica, criticità presenti e future

Il documento è prodotto nell’ambito del sopralluogo giuridico a Niamey in Niger dal 15 al 20 novembre 2018, al quale hanno partecipato dieci esperti giuristi, tra avvocati e professori universitari, soci ASGI e Spazi Circolari. L’indagine giuridica si è concentrata principalmente sul meccanismo di resettlement per coloro che presentano la domanda di asilo in Niger.

Agadez: frontiera d’Europa 

Uno sguardo alle politiche di esternalizzazione della Ue attraverso il caso Niger e l’implementazione della l. 36/2015.

Il documento guarda alla grande incisività delle scelte politiche dell’Unione europea nel condizionare le iniziative economiche, sociali, politiche, legislative ed istituzionali del Niget, incisività che si esprime attraverso il cd. principio di condizionalità, in base al quale l’elargizione di risorse economiche è subordinata all’attuazione da parte del paese beneficiario di politiche che ottengano il previo assenso da parte del donatore.

Aggiornamento sopralluogo giugno 2019

Niger
Libano

LIBANO

NOVEMBRE 2018 - Durante il primo breve soggiorno a Beirut, la città è subito apparsa come centro delle politiche europee nel mediorente. Si consideri che il Libano è il primo paese al mondo per numero di rifugiati – principalmente siriani e palestinesi – per numero di abitanti. Ciò lo ha reso particolarmente attrattivo per le organizzazioni internazionali ed in particolar modo per l’UNHCR che si occupa di protezione dei rifugiati e al fine di raggiungere questi obiettivi riceve ingenti finanziamenti da parte della commissione europea. Questa situazione è conseguenza del blocco del passaggio dei cittadini principalmente siriani dalla Turchia all’ Europa e delle difficilissime condizioni di vita che gli stessi trovano sul territorio turco e che li costringe a ricercare protezione proprio in Libano. E’ interesse di Spazi Circolari verificare quindi se le condizioni di vita dei rifugiati siriani siano dignitose in libano, del ruolo svolto dall’UNHCR nella loro protezione e se la Commissione Europea, al momento principale finanziatore, è sempre correttamente informato delle criticità e dei progressi dei singoli interventi.

MYANMAR

GENNAIO 2019 - Dal 30 dicembre al 17 gennaio si è svolta una ricerca giuridica sui temi del rispetto dei diritti fondamentali delle minoranze in Myanmar, in particolar modo dei Rohingya, i quali subiscono forme di discriminazione e persecuzione legate alla loro appartenenza ad un determinato gruppo sociale tali da renderli eleggibili per lo status di rifugiato. La loro possibilità di accedere alla richiesta di protezione internazionale in Bangladesh o in altri paesi limitrofi è limitatissima e le comunità internazionale, tra cui anche le organizzazioni internazionali, non hanno formalizzato richiami o prese di posizioni forti. I cittadini appartenenti a questa minoranza continuando a fuggire dalle persecuzioni a cui sono sottoposti in Myanmar senza tuttavia trovare protezione duratura e condizioni di vita dignitose  in nessuno dei paesi della zona

Myanmar

GRECIA

GIUGNO 2019 - Tra il 26 e il 30 giugno 2019 un gruppo di avvocati e operatori legali, coordinati da ASGI nell’ambito del progetto Sciabaca e con il supporto di Spazi Circolari, si è recato a Patrasso con l’obiettivo di realizzare un’osservazione giuridica di quanto sta accadendo nella città greca in merito alle riammissioni sommarie dei cittadini stranieri e richiedenti asilo dai porti italiani adriatici alla Grecia.

Grecia

MYANMAR

Dal 30 dicembre al 17 gennaio si è svolta una ricerca giuridica sui temi del rispetto dei diritti fondamentali delle minoranze in Myanmar, in particolar modo dei Rohingya, i quali subiscono forme di discriminazione e persecuzione legate alla loro appartenenza ad un determinato gruppo sociale tali da renderli eleggibili per lo status di rifugiato. La loro possibilità di accedere alla richiesta di protezione internazionale in Bangladesh o in altri paesi limitrofi è limitatissima e le comunità internazionale, tra cui anche le organizzazioni internazionali, non hanno formalizzato richiami o prese di posizioni forti. I cittadini appartenenti a questa minoranza continuando a fuggire dalle persecuzioni a cui sono sottoposti in Myanmar senza tuttavia trovare protezione duratura e condizioni di vita dignitose  in nessuno dei paesi della zona

SENEGAL E MAURITANIA

MAGGIO 2022 - Tra il 7 e il 13 maggio ASGI e Spazi Circolari hanno organizzato due missioni della durata di 6 giorni ciascuna in Mauritania e Senegal finalizzate a comprendere le dinamiche di esternalizzazione lungo la cd. Rotta Atlantica. Le missioni avevano anche l’obiettivo di sviluppare contatti che potessero facilitare il nostro intervento in quei contesti. I due paesi sono luoghi di origine (soprattutto per quanto riguarda il Senegal) e di transito delle persone dirette alle Canarie.

La cooperazione spagnola, a partire dalla “crisi dei cayucos” del 2006, ha strutturato un intervento estremamente efficace, supportato dall’UE soprattutto attraverso l’intervento di Frontex, per limitare gli arrivi attraverso misure di pattugliamento congiunto delle coste, accordi di rimpatrio e di riammissione di cittadini terzi, rafforzamento del sistema detentivo delle persone migranti. Dopo un periodo di diminuzione delle partenze lungo la rotta, queste hanno ricominciato a crescere dopo la crisi pandemica.

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